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sabato 29 maggio 2010
Scambi e confronti culturali .... in piazza s'impara
"In piazza s’impara" è alla sua ultima domenica… il 30 maggio saluterà i suoi studenti con un “arrivederci a settembre”.
Concludiamo questo ciclo primaverile di lezioni con un’intervista interessante per più ragioni.
Mustapha è un ragazzo che viene dal Marocco, vive e lavora a Porta Palazzo , conosce il suo quartiere e la sua gente. Molto attivo sul territorio al punto da collaborare anche con noi in qualità di volontario nel gazebo di lingua araba. Qui Mustapha sostiene e arricchisce il lavoro dell’insegnante Elisabetta Libanore, offrendo agli studenti di lingua araba un valore aggiunto inestimabile: autenticità linguistica e confronto culturale.
Mustapha quando è iniziata la tua esperienza di volontariato con “In piazza s’impara” e in cosa consiste?
Da due anni frequento la piazza la domenica, mentre si svolge il progetto. Collaboro con Elisabetta, l’insegnante di arabo, e per me è molto interessante perché aiuto a conoscere a fondo la lingua e la cultura araba. E’ bello conoscere tante persone che vengono da tanti paesi diversi, che hanno una mente aperta ed è bello per una persona italiana che studia l’arabo confrontarsi direttamente con qualcuno che proviene dal Marocco … perché le fa capire meglio la cultura.
Chi sono gli studenti di lingua araba la domenica mattina e perché studiano la tua lingua?
Sono maggiormente italiani. C’è qualcuno che studia la lingua solo per curiosità ma ci sono alcune persone che vengono in piazza per prepararsi ad un viaggio. Io conosco persone che in Marocco hanno avuto molti problemi linguistici e per evitare questo vengono in piazza a studiare la lingua.
Che tipo di rapporto si crea fra gli studenti? Puoi raccontarci degli episodi?
Io leggo sempre le poesie in arabo nel gazebo. C’è un signore napoletano che frequenta il corso da un po’ di tempo. Lui ama molto la cultura araba e cerca sempre di farci incontrare, per questo ha proposto tante cose, come degli incontri in biblioteche o in alcuni bar di Porta Palazzo in cui traduciamo le poesie in differenti lingue: giapponese, inglese, arabo, rumeno, napoletano ecc… Ci incontriamo fra noi.. studenti di in piazza s’impara. Abbiamo letto e tradotto anche poesie recitate da Totò. Forse ne faremo un piccolo libro che le raccoglie tutte da tenere per ricordo. L’importante, ora, è continuare!
Grazie a Mustapha per questa sua importantissima testimonianza di partecipazione attiva alla vita e alle relazioni del quartiere... e grazie a tutti coloro che hanno collaborato al nostro progetto in questa V° edizione (volontari, insegnanti, associazioni, musei ecc...) arricchendo gli orizzonti linguistici e culturali di piazza della repubblica la domenica mattina.
Ci ritroveremo a settembre con l'edizione autunnale.
domenica 25 aprile 2010
IN PIAZZA S'IMPARA A CONOSCERSI! INTERVISTA A DUE STUDENTESSE CONGOLESI CHE STUDIANO IL CINESE.
Questa domenica torniamo a focalizzarci sugli studenti della piazza e ci accorgiamo di avere un gazebo di lingua cinese frequentato da due studentesse molto particolari: Ayo, una mamma congolese, e Dyana, sua figlia! La curiosità ci pervade, quindi facciamo qualche chiacchiera insieme a loro.
Ciao Ayo. E’ la prima volta che siete in piazza della repubblica per seguire un corso di lingua?
E’ qualche domenica che veniamo in piazza. Abbiamo letto un articolo sul giornale in cui si raccontava di “In piazza s’impara”. Noi veniamo da un paese in provincia di Torino tutte le domeniche mattina, proprio per seguire il corso di lingua cinese. Siamo tornate anche oggi perché l’insegnante, Vittorio Patrucco, insegna con semplicità.
Come mai, Ayo, avetescelto di studiare la lingua cinese?
Perché ci affascina ma è anche difficile. In realtà è mia figlia Dyana che è interessata al corso più di me… io la accompagno la domenica e, così, lo seguo anch’io.
Dyana tu quanti anni hai? E cosa pensi di questa piazza?
Io ho 19 anni. Questa è una bella esperienza e vengo a studiare il cinese soprattutto perché credo che, essendoci molti cinesi nel mondo, prima o poi la loro lingua diventerà diffusa quanto l’inglese… quindi è importante conoscerla.
Ma che valore ha, oggi, avvicinarsi alla conoscenza di una nuova lingua? Qual è il motivo per cui molte persone vengono in questa piazza la domenica mattina per studiare l’arabo, il cinese, l’italiano o il rumeno?
Ayo: Tutto questo serve a capire che le lingue sono per tutti e capirsi è più semplice quando si conosce il linguaggio dell’altro. L’ignoranza è una brutta malattia!! Integrarsi agli altri è cosa molto bella. Il valore è uscire dall’ignoranza. Inoltre imparare una lingua, o qualcosa di nuovo, non serve solo agli stranieri ma anche agli italiani stessi.
Questa testimonianza per noi assume un valore importantissimo, sia perché viene ribadito che la lingua è in grado di andare oltre se stessa, diventando medium di partecipazione e conoscenza, sia perché la mescolanza di persone nella loro diversità culturale è un modo per non aver più paura dell’altro. Si diffida delle cose che non si conoscono… ed è proprio per evitare ciò che due donne congolesi, che vivono in Italia, decidono di studiare il cinese!
Ciao Ayo. E’ la prima volta che siete in piazza della repubblica per seguire un corso di lingua?
E’ qualche domenica che veniamo in piazza. Abbiamo letto un articolo sul giornale in cui si raccontava di “In piazza s’impara”. Noi veniamo da un paese in provincia di Torino tutte le domeniche mattina, proprio per seguire il corso di lingua cinese. Siamo tornate anche oggi perché l’insegnante, Vittorio Patrucco, insegna con semplicità.
Come mai, Ayo, avetescelto di studiare la lingua cinese?
Perché ci affascina ma è anche difficile. In realtà è mia figlia Dyana che è interessata al corso più di me… io la accompagno la domenica e, così, lo seguo anch’io.
Dyana tu quanti anni hai? E cosa pensi di questa piazza?
Io ho 19 anni. Questa è una bella esperienza e vengo a studiare il cinese soprattutto perché credo che, essendoci molti cinesi nel mondo, prima o poi la loro lingua diventerà diffusa quanto l’inglese… quindi è importante conoscerla.
Ma che valore ha, oggi, avvicinarsi alla conoscenza di una nuova lingua? Qual è il motivo per cui molte persone vengono in questa piazza la domenica mattina per studiare l’arabo, il cinese, l’italiano o il rumeno?
Ayo: Tutto questo serve a capire che le lingue sono per tutti e capirsi è più semplice quando si conosce il linguaggio dell’altro. L’ignoranza è una brutta malattia!! Integrarsi agli altri è cosa molto bella. Il valore è uscire dall’ignoranza. Inoltre imparare una lingua, o qualcosa di nuovo, non serve solo agli stranieri ma anche agli italiani stessi.
Questa testimonianza per noi assume un valore importantissimo, sia perché viene ribadito che la lingua è in grado di andare oltre se stessa, diventando medium di partecipazione e conoscenza, sia perché la mescolanza di persone nella loro diversità culturale è un modo per non aver più paura dell’altro. Si diffida delle cose che non si conoscono… ed è proprio per evitare ciò che due donne congolesi, che vivono in Italia, decidono di studiare il cinese!
giovedì 22 aprile 2010
NON SOLO LINGUE: IN PIAZZA S'IMPARA E LE FIABE/OMBRE CINESI!
Cosa c’è di nuovo in piazza?
Uno spettacolo di ombre cinesi che accompagna una fiaba proveniente dalla lontana Cina, e la decora dei suoi ideogrammi con l’arte calligrafica di un saggio maestro: Mao Wen.
Domenica 18 aprile, in effetti, bambini e famiglie partecipanti ad “In piazza s’impara” hanno percorso una strada che congiunge il nostro occidente con l’oriente, per ascoltare la lettura di una fiaba della tradizione cinese, animata da una forma di teatro molto antica: le ombre cinesi appunto. La partnership avviata con il Museo del Cinema di Torino, curatore dello spettacolo, ci consente di entrare nell’antico fervore artistico di una delle comunità più presenti sul territorio di Porta Palazzo: quella cinese.
La fiaba è un avvicinamento alla lettura, all’ascolto e alla mentalizzazione per gli studenti più piccini di “In piazza s’impara”. Domenica, attratti da quest’esperienza, circa 10 bambini accompagnati dai loro genitori, hanno colorato il nostro progetto.
Facciamo due chiacchiere con Sabina De Petris che cura per noi i laboratori dedicati alle fiabe.
Sabina, oltre che essere un'insegnante elementare, pensi e realizzi anche dei laboratori dedicati ai bambini e legati al mondo delle fiabe.
Fiabe rumene, cinesi, arabe, cingalesi e quant'altro.
Che tipo di contesto hai trovato a Porta Palazzo e come hai dovuto ri-adattare il tuo laboratorio ad luogo "aperto" per antonomasia, quale è piazza della Repubblica?
Portare i laboratori sulle fiabe in piazza è stata da subito una bella sfida, perché si tratta di un contesto molto diverso da quello in cui di solito li avevo proposti, cioè una scuola o una biblioteca. E’ un contesto informale in cui ho dovuto mettermi in gioco perché ogni volta non sapevo quanti bambini sarebbero stati presenti e di quale età, quindi le attività programmate devono essere anche flessibili, cioè si devono adattare al contesto che ogni singola fiaba viene ad avere. Il momento che segue l’ascolto della lettura è dedicato alla costruzione di un oggetto e qui, la cosa più bella, è stata la partecipazione dei genitori, tra cui molti papà, che si sono prestati volentieri a tagliare e incollare con i loro figli. La presenza dei genitori è stata molto bella e anche il fatto che si prestassero a dare una mano, si fermassero a chiedere copie dei disegni da portare a casa. Un’ultima cosa molto interessante è stato mantenere in piazza l’uso di un tappeto sul quale tutti possono sedersi per ascoltare e disegnare; può sembrare strano stare su un tappeto in piazza, dove di solito la gente passa per il mercato settimanale.
In che modo pensi che l'ascolto di una fiaba cinese, l'avvicinamento alla scrittura basata su ideogrammi e l'animazione attraverso le ombre cinesi del Museo del Cinema possano educare? E, soprattutto, a cosa educano?
L’ascolto di fiabe in lingue diverse, anche quelle che non si capiscono, sono un modo eccellente per educare all’ascolto e abituare, grandi e piccoli, alle varietà linguistiche e culturali che ci circondano e alle quali troppo spesso non badiamo,in un mondo che tende sempre più a diventare globale sotto tutti i punti di vista, scoprire l’importanza delle differenze è prezioso e ricco. L’uso delle ombre cinesi ha ulteriormente coinvolto gli spettatori, con semplicità ma in modo molto diretto, ha consentito di calarsi di più nella fiaba e nel racconto, di scoprire un’arte così antica, in modo semplice e, nello stesso tempo, molto efficace. I bambini hanno anche provato a muovere le ombre, a costruirne loro stessi e questo non credo lo dimenticheranno, costituirà una parte del loro bagaglio di conoscenza, d’ora in poi. Sia l’arte delle ombre cinesi che la scrittura di caratteri cinesi è un’educazione anche alla pazienza nel fare, alla lentezza e alla bellezza, tutti elementi che spesso non abbiamo più tempo di coltivare, sia da adulti che da bambini. Credo che , ancora una volta, la piazza sia stata, in questo senso, un veicolo molto importante di conoscenze nuove per i più piccoli o di riscoperta per i più grandi.
Grazie Sabina!
Uno spettacolo di ombre cinesi che accompagna una fiaba proveniente dalla lontana Cina, e la decora dei suoi ideogrammi con l’arte calligrafica di un saggio maestro: Mao Wen.
Domenica 18 aprile, in effetti, bambini e famiglie partecipanti ad “In piazza s’impara” hanno percorso una strada che congiunge il nostro occidente con l’oriente, per ascoltare la lettura di una fiaba della tradizione cinese, animata da una forma di teatro molto antica: le ombre cinesi appunto. La partnership avviata con il Museo del Cinema di Torino, curatore dello spettacolo, ci consente di entrare nell’antico fervore artistico di una delle comunità più presenti sul territorio di Porta Palazzo: quella cinese.
La fiaba è un avvicinamento alla lettura, all’ascolto e alla mentalizzazione per gli studenti più piccini di “In piazza s’impara”. Domenica, attratti da quest’esperienza, circa 10 bambini accompagnati dai loro genitori, hanno colorato il nostro progetto.
Facciamo due chiacchiere con Sabina De Petris che cura per noi i laboratori dedicati alle fiabe.
Sabina, oltre che essere un'insegnante elementare, pensi e realizzi anche dei laboratori dedicati ai bambini e legati al mondo delle fiabe.
Fiabe rumene, cinesi, arabe, cingalesi e quant'altro.
Che tipo di contesto hai trovato a Porta Palazzo e come hai dovuto ri-adattare il tuo laboratorio ad luogo "aperto" per antonomasia, quale è piazza della Repubblica?
Portare i laboratori sulle fiabe in piazza è stata da subito una bella sfida, perché si tratta di un contesto molto diverso da quello in cui di solito li avevo proposti, cioè una scuola o una biblioteca. E’ un contesto informale in cui ho dovuto mettermi in gioco perché ogni volta non sapevo quanti bambini sarebbero stati presenti e di quale età, quindi le attività programmate devono essere anche flessibili, cioè si devono adattare al contesto che ogni singola fiaba viene ad avere. Il momento che segue l’ascolto della lettura è dedicato alla costruzione di un oggetto e qui, la cosa più bella, è stata la partecipazione dei genitori, tra cui molti papà, che si sono prestati volentieri a tagliare e incollare con i loro figli. La presenza dei genitori è stata molto bella e anche il fatto che si prestassero a dare una mano, si fermassero a chiedere copie dei disegni da portare a casa. Un’ultima cosa molto interessante è stato mantenere in piazza l’uso di un tappeto sul quale tutti possono sedersi per ascoltare e disegnare; può sembrare strano stare su un tappeto in piazza, dove di solito la gente passa per il mercato settimanale.
In che modo pensi che l'ascolto di una fiaba cinese, l'avvicinamento alla scrittura basata su ideogrammi e l'animazione attraverso le ombre cinesi del Museo del Cinema possano educare? E, soprattutto, a cosa educano?
L’ascolto di fiabe in lingue diverse, anche quelle che non si capiscono, sono un modo eccellente per educare all’ascolto e abituare, grandi e piccoli, alle varietà linguistiche e culturali che ci circondano e alle quali troppo spesso non badiamo,in un mondo che tende sempre più a diventare globale sotto tutti i punti di vista, scoprire l’importanza delle differenze è prezioso e ricco. L’uso delle ombre cinesi ha ulteriormente coinvolto gli spettatori, con semplicità ma in modo molto diretto, ha consentito di calarsi di più nella fiaba e nel racconto, di scoprire un’arte così antica, in modo semplice e, nello stesso tempo, molto efficace. I bambini hanno anche provato a muovere le ombre, a costruirne loro stessi e questo non credo lo dimenticheranno, costituirà una parte del loro bagaglio di conoscenza, d’ora in poi. Sia l’arte delle ombre cinesi che la scrittura di caratteri cinesi è un’educazione anche alla pazienza nel fare, alla lentezza e alla bellezza, tutti elementi che spesso non abbiamo più tempo di coltivare, sia da adulti che da bambini. Credo che , ancora una volta, la piazza sia stata, in questo senso, un veicolo molto importante di conoscenze nuove per i più piccoli o di riscoperta per i più grandi.
Grazie Sabina!
martedì 13 aprile 2010
GLI STUDENTI DI "IN PIAZZA S'IMPARA" VISITANO IL M.A.O.
Lingue, cultura, arte, teatri ambulanti, approfondimento della bellezza... non sono parole che solitamente associamo ad una piazza urbana nel suo sopore domenicale, eppure a volte ci si può riuscire!
Dare valore ad uno spazio che la domenica mattina è privo del suo cuore pulsante, il mercato, e che potrebbe rischiare l’apatia domenicale: anche questo è uno degli obiettivi del nostro progetto “In piazza s’impara”.
Domenica 11 aprile alle ore 12:00, termine delle lezioni di lingua italiana, cinese, araba, rumena ed esperanto, gli studenti della piazza hanno avuto la possibilità di visitare il M.A.O. Museo di Arte Orientale, con cui il nostro progetto ha stretto, recentemente, una partnership.
Ci siamo chiesti quale significato ha potuto rappresentare la presenza di un museo, così importante a livello a cittadino e non solo, quale il M.A.O.
Crediamo che questo evento abbia significato molto per le persone che transitano, vivono o frequentano il quartiere e le nostre lezioni, in quanto potente segnalatore di qualità e bellezza culturale che arriva fin dentro la piazza, raggiungendo un numero di persone ampio e diffondendo un messaggio: la cultura deve essere per tutti.
Dunque il museo chiama a gran voce gli studenti di “In piazza s’impara”, esce dalle proprie mura “formali”, o forse le abbatte per rendersi più conoscibile, fruibile e accessibile.
28 i visitatori del museo: giovani maghrebini con giovani italiani, bimbi cinesi e donne senegalesi desiderosi di dare un valore aggiunto alla loro domenica per sentirsi più frizzanti, studiare, conoscersi ed acculturarsi insieme!
info: inpiazzasimpara@gmail.com
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