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martedì 15 giugno 2010

Un mercoledì a parlare di sicurezza

Mercoledì scorso a conclusione del progetto Io non ho paura, si è svolto un seminario tra Cittadini, Istituzioni e Stampa per dialogare intorno al tema della sicurezza e delle narrazioni di un territorio. È stata un’occasione di confronto per, da un lato, tirare la somme di 10 anni di Comitato sicurezza a Porta Palazzo, e dall’altro, ragionare sulla difficoltà di raccontare un quartiere complesso come il nostro e sui strumenti possibili.
Fra i vari interventi vi proponiamo le considerazioni di Alessandro Stillo, rappresentante dell’associazione Vivibalon, in merito al Comitato sicurezza come strumento di partecipazione cittadina:
“Alcune considerazioni sulla sicurezza da parte di una persona che vive a Porta Palazzo, anzi in quella che una volta era chiamata “piazzetta del fumo”, da più di 10 anni.
Innanzi tutto una considerazione che mi viene dopo questi anni di partecipazione al Comitato Sicurezza:  la sicurezza è un misto di realtà e percezione, con il risultato che a volte tra noi cittadini si parla dello stesso angolo di quartiere ma le valutazioni e la percezione della sicurezza o insicurezza del posto sono completamente differente.
Un'altra considerazione, quella molto personale: il termine sicurezza mi provoca sempre un po' di ansia, come se sottintendesse un contrasto, l'insicurezza; mi piacerebbe molto che si parlasse di serenità e di qualità della vita, più che di sicurezza.
Detto ciò, provo a elencare le cose per cui mi è stato molto utile partecipare al Comitato in questi anni:
1 - Il riconoscimento dell’alterità: in parole povere, discutendo, anche animatamente, nel comitato, ho imparato a capire, a immedesimarmi, a confutare, ma sempre realmente, nella vita quotidiana, le opinioni di persone che vivono vicino a me, nello stesso quartiere.
2 - La compensazione della frustrazione: come in molti altri ambiti della vita quotidiana, il confronto e la denuncia del proprio disagio non sempre risolvono le situazioni, ma quasi sempre danno sollievo a chi così può esprimere la propria insoddisfazione. Così è stato per me al Comitato Sicurezza, e credo anche per gli altri cittadini: non si denunciava un caso solo per vederlo risolto, già sapevo e sapevamo che in alcuni casi l'attesa sarebbe stata lunga, ma il fatto stesso di parlarne, di condividerlo con altri, migliorava la situazione.
3 - La comprensione della complessità degli interventi: noi cittadini spesso crediamo che le soluzioni delle Forze dell'Ordine e delle Istituzioni siano innanzi tutto tecniche e lineari. Insomma la linea per andare da A a B è retta. Invece non è così, o per lo meno non è così per quanto riguarda la sicurezza: gli interventi sono complessi, lunghi, spesso intervenire in un luogo scatena conseguenze in altri e quindi le valutazioni non sono semplici al contrario.
4 - La definizione del nostro disagio: parlando in questi 10 anni di tutti questi temi ci siamo riconosciuti: noi, le nostre difficoltà, le angosce e i disagi, ci siamo avvicinati fra noi e siamo diventati una comunità.
5 - Infine la relazione Istituzioni, Forze dell'Ordine e cittadini: se c'è una cosa che devo dire è che partecipare al Comitato Sicurezza ha ridefinito i miei rapporti con Istituzioni e Forze dell'Ordine, ha costruito una prossimità e una comprensione dei loro problemi (e credo sia stato reciproco) che certo non si acquisisce con i contatti normali con queste due entità.
Il Comitato Sicurezza è uno strumento perfetto? No, sicuramente. Si può migliorare? Assolutamente sì, a patto di sapere, come dice una vecchia massima, che il meglio è nemico del bene. Io credo che oggi, se stiamo discutendo di situazioni di irregolarità è perché non abbiamo più davanti lo spaccio pesante, le risse continue, i taxi illegali e molte altre cose.
Certo la situazione può e deve migliorare, ma indubbiamente in questi anni è ogni giorno, faticosamente, diventata meno peggio del passato.”

Grazie ad Alessandro e a tutti i relatori e partecipanti del seminario che hanno permesso un momento di confronto interessante.

giovedì 5 novembre 2009

IL MERCATO DI SAN PIETRO IN VINCOLI










Tra le tante attività che svolgiamo per favorire e migliorare la qualità della vita nel quartiere c'è un intenso lavoro sui temi del degrado fisico e sociale. In questo quartiere i mercati sono una vocazione storica e attraggono migliaia di persone al giorno, di conseguenza sul territorio si sono sviluppati fenomeni di abusivismo. Quello che vogliamo raccontarvi brevemente è l'intervento che abbiamo effettuato intorno al mercato delle pulci del Balon che per le proporzioni di aree occupate da operatori irregolari stava creando un forte disagio sociale.
Tutto inizia nell'inverno 2008-2009, in cui si comincia a registrare una progressiva ed inarrestabile espansione della presenza di venditori nell'area del parcheggio limitrofo al cimitero di San Pietro in Vincoli. Siamo intervenuti subito effettuando una ricognizione sul campo, con lo scopo di censire il fenomeno nei numeri e nella sua composizione sociologica. Contemporaneamente abbiamo iniziato un lavoro con i residenti, per trovare insieme soluzioni possibili. Qualche mese dopo, in collaborazione con Istituzioni, associazioni e residenti, siamo riusciti ad avviare e accompagnare una sperimentazione di inclusione e regolamentazione dell'area attraverso l'associazione Vivibalon, che da anni gestisce il mercato delle pulci, e che si è resa disponibile ad occuparsi degli aspetti organizzativi di questa regolarizzazione: dall'assegnazione dei tesserini di riconoscimento, alla “spunta” settimanale con la relativa assegnazione dei posti, fino ad arrivare al monitoraggio del rispetto delle nuove regole nel corso dello svolgimento del mercato del sabato.
A tre mesi dall'avvio registriamo un buon funzionamento della macchina organizzativa, confortati dai risultati che, ci piace ricordare, sono sotto gli occhi di chiunque voglia farsi quattro passi nell'area nella giornata del sabato.
per guardare un brano dell'intervista