venerdì 18 giugno 2010

Cittadini imbianchini

Dopo un'anno di lavoro con abitanti e lavoratori di Porta Palazzo sul tema della sicurezza integrata, abbiamo deciso di sperimentarci su un'azione concreta e simbolica di cura del nostro quartiere: perché non ritinteggiare qualche muro pieno di graffitti e scritte? La nostra proposta è stata accolta da un gruppetto dinamico e insieme abbiamo scelto di intervenire su tre muri con caratteristiche diverse.
Il primo muro è quello all'angolo con piazza della Repubblica e via Priocca, il secondo è il muro della scuola materna Mameli all'angolo con via Andreis, il terzo muro è quello dei bagni pubblici vicino al ponte Carpanini. Quest'ultimo muro grigio ospita un'opera di un'artista torinese, BR1, bella e colorata  ma rovinata da un atto vandalico. In particolare il volto della donna rappresentata è stato strappato. In questo caso abbiamo deciso non solo di ripulire il muro ma anche di ridare un volto a questa donna e di fare qualche aggiunta all'opera con alcuni disegni realizzati dai bambini che frequentano il giardino di Borgo Dora, di fornte all'opera.
La settimana scorsa quindi, anche grazie alla collaborazione della Fondazione Contrada Torino e del Settore Arredo Urbano della Città, ci siamo armati di pennelli e colore e abbiamo ripulito questi tre muri. Certo non abbiamo cambiato la faccia del quartiere ma abbiamo, nel nostro piccolo, contribuito a migliorare il decoro del luogo in cui viviamo e lavoriamo.

Un grazie sincero a tutti quelli che hanno partecipato: Mohamed, Moustapha, Daniele, Marco, Simona, Abdelaziz, Eleonora, Fanny, Sandrine, Moulay Hafid, Isabel, Antonio, Carlo, Germano, Corrado, Irene e Paolo. Grazie anche a chi avrebbe voluto esserci e non ce l'ha fatta, sarà per la prossima volta.

Foto: Paolo Properzi

martedì 15 giugno 2010

Un mercoledì a parlare di sicurezza

Mercoledì scorso a conclusione del progetto Io non ho paura, si è svolto un seminario tra Cittadini, Istituzioni e Stampa per dialogare intorno al tema della sicurezza e delle narrazioni di un territorio. È stata un’occasione di confronto per, da un lato, tirare la somme di 10 anni di Comitato sicurezza a Porta Palazzo, e dall’altro, ragionare sulla difficoltà di raccontare un quartiere complesso come il nostro e sui strumenti possibili.
Fra i vari interventi vi proponiamo le considerazioni di Alessandro Stillo, rappresentante dell’associazione Vivibalon, in merito al Comitato sicurezza come strumento di partecipazione cittadina:
“Alcune considerazioni sulla sicurezza da parte di una persona che vive a Porta Palazzo, anzi in quella che una volta era chiamata “piazzetta del fumo”, da più di 10 anni.
Innanzi tutto una considerazione che mi viene dopo questi anni di partecipazione al Comitato Sicurezza:  la sicurezza è un misto di realtà e percezione, con il risultato che a volte tra noi cittadini si parla dello stesso angolo di quartiere ma le valutazioni e la percezione della sicurezza o insicurezza del posto sono completamente differente.
Un'altra considerazione, quella molto personale: il termine sicurezza mi provoca sempre un po' di ansia, come se sottintendesse un contrasto, l'insicurezza; mi piacerebbe molto che si parlasse di serenità e di qualità della vita, più che di sicurezza.
Detto ciò, provo a elencare le cose per cui mi è stato molto utile partecipare al Comitato in questi anni:
1 - Il riconoscimento dell’alterità: in parole povere, discutendo, anche animatamente, nel comitato, ho imparato a capire, a immedesimarmi, a confutare, ma sempre realmente, nella vita quotidiana, le opinioni di persone che vivono vicino a me, nello stesso quartiere.
2 - La compensazione della frustrazione: come in molti altri ambiti della vita quotidiana, il confronto e la denuncia del proprio disagio non sempre risolvono le situazioni, ma quasi sempre danno sollievo a chi così può esprimere la propria insoddisfazione. Così è stato per me al Comitato Sicurezza, e credo anche per gli altri cittadini: non si denunciava un caso solo per vederlo risolto, già sapevo e sapevamo che in alcuni casi l'attesa sarebbe stata lunga, ma il fatto stesso di parlarne, di condividerlo con altri, migliorava la situazione.
3 - La comprensione della complessità degli interventi: noi cittadini spesso crediamo che le soluzioni delle Forze dell'Ordine e delle Istituzioni siano innanzi tutto tecniche e lineari. Insomma la linea per andare da A a B è retta. Invece non è così, o per lo meno non è così per quanto riguarda la sicurezza: gli interventi sono complessi, lunghi, spesso intervenire in un luogo scatena conseguenze in altri e quindi le valutazioni non sono semplici al contrario.
4 - La definizione del nostro disagio: parlando in questi 10 anni di tutti questi temi ci siamo riconosciuti: noi, le nostre difficoltà, le angosce e i disagi, ci siamo avvicinati fra noi e siamo diventati una comunità.
5 - Infine la relazione Istituzioni, Forze dell'Ordine e cittadini: se c'è una cosa che devo dire è che partecipare al Comitato Sicurezza ha ridefinito i miei rapporti con Istituzioni e Forze dell'Ordine, ha costruito una prossimità e una comprensione dei loro problemi (e credo sia stato reciproco) che certo non si acquisisce con i contatti normali con queste due entità.
Il Comitato Sicurezza è uno strumento perfetto? No, sicuramente. Si può migliorare? Assolutamente sì, a patto di sapere, come dice una vecchia massima, che il meglio è nemico del bene. Io credo che oggi, se stiamo discutendo di situazioni di irregolarità è perché non abbiamo più davanti lo spaccio pesante, le risse continue, i taxi illegali e molte altre cose.
Certo la situazione può e deve migliorare, ma indubbiamente in questi anni è ogni giorno, faticosamente, diventata meno peggio del passato.”

Grazie ad Alessandro e a tutti i relatori e partecipanti del seminario che hanno permesso un momento di confronto interessante.